Invictus — William Ernest Henley

…I am the master of my fate:
I am the captain of my soul.

…Io sono il padrone del mio destino:
Io sono il capitano della mia anima.

Invictus

Out of the night that covers me,
Black as the pit from pole to pole,
I thank whatever gods may be
For my unconquerable soul.

In the fell clutch of circumstance
I have not winced nor cried aloud.
Under the bludgeonings of chance
My head is bloody, but unbowed.

Beyond this place of wrath and tears
Looms but the Horror of the shade,
And yet the menace of the years
Finds and shall find me unafraid.

It matters not how strait the gate,
How charged with punishments the scroll,
I am the master of my fate:
I am the captain of my soul.

{William Ernest Henley — Invictus}

Traduzione italiana

Invictus

Dal profondo della notte che mi avvolge,
Nera come un pozzo da un estremo all’altro,
Ringrazio qualunque dio ci sia
Per la mia anima invincibile.

Nella stretta morsa delle avversità
Non mi sono tirato indietro né ho gridato.
Sotto i colpi avversi della sorte
Il mio capo sanguina, ma non si china.

Oltre questo luogo di rabbia e lacrime
Incombe solo l’orrore della fine.
Eppure la minaccia degli anni
Mi trova, e mi troverà, impavido.

Non importa quanto stretta sia la porta,
Quanto impietoso sia lo scorrere della vita,
Io sono il padrone del mio destino:
Io sono il capitano della mia anima.

{William Ernest Henley — Invictus}

Il titolo proviene dal latino e significa “non vinto”, ossia “mai sconfitto”.

All’età di 12 anni Henley si ammalò gravemente di tubercolosi e per lui fu un dramma . Quando la TBC (tubercolosi) colpisce in giovane età i batteri responsabili possono migrare e colpire anche altri organi come nel morbo di Pott che colpisce le ossa.
La malattia non gli diede tregua per l’intera esistenza, ma Henley era dotato di una forza d’animo fuori dal comune; riuscì a continuare i suoi studi e a tentare una carriera giornalistica a Londra. Il suo lavoro, però, fu interrotto continuamente dalla grave patologia, che all’età di 25 anni lo costrinse all’amputazione di una gamba per sopravvivere. Henley non si scoraggiò e continuò a vivere per circa 30 anni con una protesi artificiale, fino all’età di 53 anni.
La poesia Invictus fu scritta proprio sul letto di un ospedale.

Fu composta nel 1875 e pubblicata per la prima volta nel 1888 nel Book of Verses (“Libro di Versi”) di Henley, dov’era la quarta di una serie di poesie intitolate Life and Death (Echoes) (“Vita e Morte (Echi)”). In origine non recava un titolo; il titolo Invictus fu aggiunto successivamente dallo scrittore e critico letterario Arthur Quiller-Couch quando incluse la poesia nella sua fondamentale antologia della poesia inglese, Oxford Book of English Verse (1900).

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