L’assiuolo — Giovanni Pascoli

…Venivano soffi di lampi
da un nero di nubi laggiù;
veniva una voce dai campi:
chiù…

L’assiuolo

Dov’era la luna? ché il cielo
notava in un’alba di perla,
ed ergersi il mandorlo e il melo
parevano a meglio vederla.
Venivano soffi di lampi
da un nero di nubi laggiù;
veniva una voce dai campi:
chiù

Le stelle lucevano rare
tra mezzo alla nebbia di latte:
sentivo il cullare del mare,
sentivo un fru fru tra le fratte;
sentivo nel cuore un sussulto,
com’eco d’un grido che fu.
Sonava lontano il singulto:
chiù

Su tutte le lucide vette
tremava un sospiro di vento:
squassavano le cavallette
finissimi sistri d’argento
(tintinni a invisibili porte
che forse non s’aprono più?…);
e c’era quel pianto di morte…
chiù

{Giovanni Pascoli — L’assiuolo — Myricae, 1897}


A mio parere in questa poesia c’è un’eco della poesia di Poe, Il corvo (The Raven), del 1845.

Il ‘chiù’ somiglia a ‘più’ (mai più?) e anche il corvo di Poe gracchia sinistro ‘Nevermore’ (mai più).

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *