Amai – Umberto Saba

M’incantò la rima fiore
amore,
la più antica, difficile del mondo

Amai

Amai trite parole che non uno
osava. M’incantò la rima fiore
amore,
la più antica, difficile del mondo

Amai la verità che giace al fondo,
quasi un sogno obliato, che il dolore
riscopre amica. Con paura il cuore
le si accosta, che più non l’abbandona.

Amo te che mi ascolti e la mia buona
carta lasciata al fine del mio gioco.

{Umberto Saba – Amai}


Commento:

La poesia ‘Amai’ è una sorta di ‘manifesto poetico’ in cui Umberto Saba espone la sua idea di poesia. Qui il poeta, arrivato ormai a sessant’anni, ripensa a ciò che è stato il suo percorso; getta uno sguardo complessivo sulle sue poesie, sulla sua attività e produzione di poeta.
Ha amato ‘trite parole’, parole già scritte, dette, espresse milioni di volte, e quindi non ‘nuove’; quelle che quasi ci si vergogna di usare di nuovo.
È rimasto affascinato dalla rima fiore amore, la più antica, perché nella sua apparente banalità, è la più difficile del mondo.
Il poeta ama le cose antiche, semplici, anche in apparenza troppo ‘scontate’, perché sa dietro quell’apparente ovvietà giace un fondo di verità che una volta scoperto è difficile da abbandonare.

Amo te’: è il lettore stesso che legge le poesie di Saba.
La mia buona carta lasciata al fine del mio gioco‘: è la sua poesia, su cui è pronto a scommettere come un giocatore che gioca la ‘buona carta’ alla fine della partita.

Non è necessario essere a tutti i costi innovativi per stupire; la sorpresa può arrivare anche da ciò che c’è sempre stato, che già si è visto, ma tuttavia qualcuno (il poeta) riesce a rilanciare, a far vibrare in modo nuovo. Solo un poeta può riuscire a restituire l’incanto di quella originaria verità che le parole usuali contengono.

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